La riflessione alla base di questo studio parte dall’interrogativo se gli investimenti stranieri in terre, nei PVS, costituiscano un’occasione di crescita o siano espressione di una nuova forma di colonialismo e possano quindi essere definiti Land Grabbing (letteralmente “accaparramento di terre”), termine con cui si intende il processo globale di acquisizione delle terre su larga scala, principalmente nei paesi in via di sviluppo, da parte di multinazionali dell’agro-business, governi stranieri e fondi di investimento. Un numero sempre maggiore di terre sono oggetto di fenomeni di acquisizione di massa, per la produzione di beni alimentari e biocarburanti o per investimenti puramente speculativi. Gli investimenti agricoli di per sé potrebbero costituire un fenomeno positivo se fossero effettuati in modo responsabile, nel rispetto e con il consenso delle popolazioni locali, invece spesso le conseguenze di tali investimenti hanno impatti sociali e ambientali negativi. Anche se non è possibile negare la logica di profitto che sul mercato è alla base degli investimenti produttivi, non è neppure sensato assistere al paradosso di una comunità internazionale che si mobilita per fornire cibo ai paesi in emergenza, mentre gli imprenditori del Land Grabbing ne esportano tonnellate e convertono i campi destinati alla produzione agricola locale per l’alimentazione alla lavorazione dei biocarburanti. Bisognerebbe individuare nuovi modelli di crescita e di modernizzazione, che sappiano coniugare la remunerazione del capitale con lo sviluppo e il benessere delle popolazioni interessate. Soprattutto le organizzazioni internazionali impegnate nel settore e gli Stati dovrebbero creare un contesto di riferimento, in un’ottica di lungo periodo, in cui gli investimenti nel settore agricolo non siano finalizzati unicamente al profitto di pochi, ma al reale sviluppo e benessere delle popolazioni. Il contributo analizza gli aspetti principali del fenomeno e approfondisce un caso specifico di Land Grabbing, quello del Senegal, che vede coinvolta anche un’azienda italiana.
Land Grabbing. Opportunità di sviluppo o neocolonialismo? La corsa italiana all'accaparramento delle terre in Senegal / PATRONI GRIFFI, Isabella. - Volume terzo:(2017), pp. 239-254. (Intervento presentato al convegno "Food and Culture. History, society, communication" tenutosi a Roma) [10.4458/8524].
Land Grabbing. Opportunità di sviluppo o neocolonialismo? La corsa italiana all'accaparramento delle terre in Senegal
Isabella Patroni Griffi
2017
Abstract
La riflessione alla base di questo studio parte dall’interrogativo se gli investimenti stranieri in terre, nei PVS, costituiscano un’occasione di crescita o siano espressione di una nuova forma di colonialismo e possano quindi essere definiti Land Grabbing (letteralmente “accaparramento di terre”), termine con cui si intende il processo globale di acquisizione delle terre su larga scala, principalmente nei paesi in via di sviluppo, da parte di multinazionali dell’agro-business, governi stranieri e fondi di investimento. Un numero sempre maggiore di terre sono oggetto di fenomeni di acquisizione di massa, per la produzione di beni alimentari e biocarburanti o per investimenti puramente speculativi. Gli investimenti agricoli di per sé potrebbero costituire un fenomeno positivo se fossero effettuati in modo responsabile, nel rispetto e con il consenso delle popolazioni locali, invece spesso le conseguenze di tali investimenti hanno impatti sociali e ambientali negativi. Anche se non è possibile negare la logica di profitto che sul mercato è alla base degli investimenti produttivi, non è neppure sensato assistere al paradosso di una comunità internazionale che si mobilita per fornire cibo ai paesi in emergenza, mentre gli imprenditori del Land Grabbing ne esportano tonnellate e convertono i campi destinati alla produzione agricola locale per l’alimentazione alla lavorazione dei biocarburanti. Bisognerebbe individuare nuovi modelli di crescita e di modernizzazione, che sappiano coniugare la remunerazione del capitale con lo sviluppo e il benessere delle popolazioni interessate. Soprattutto le organizzazioni internazionali impegnate nel settore e gli Stati dovrebbero creare un contesto di riferimento, in un’ottica di lungo periodo, in cui gli investimenti nel settore agricolo non siano finalizzati unicamente al profitto di pochi, ma al reale sviluppo e benessere delle popolazioni. Il contributo analizza gli aspetti principali del fenomeno e approfondisce un caso specifico di Land Grabbing, quello del Senegal, che vede coinvolta anche un’azienda italiana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.